Arriva
leggera
sospesa
un fruscìo
– piuma nel vento –
e sorride con te
nella beatitudine
di una felicità
che sfiora
senza perché.
Sono. Siamo.
Qui.
Ora.
12 dicembre 1979 – 12 dicembre 2014
caro babbo,
35 anni fa da che sei morto e naturalmente la vita è andata avanti; siamo cresciuti, invecchiati, mamma e Giordania sono morte anche loro.
Con le mie figlie piccole, circa 25 anni or sono, scrivevo queste parole nella poesia “Lettere al padre” a te dedicata:
Mi manchi, oggi, padre;
il tuo pensiero è penetrato in me
è presente quando ogni mattina
rivedo le bimbe sveglie
e organizzo il loro tempo
nella speranza di aiutarle a crescere.
sono, siamo cresciute e puoi essere orgoglioso di come sono: hanno senso di responsabilità, sono autonome, hanno interiorizzato i valori della famiglia, del rispetto per gli altri, per la vita, per la coerenza, dell’importanza dell’impegno nello studio e nel lavoro. E continuavo:
Nonostante i silenzi,
le parole limitate alla quotidianità
gli anni che ci hanno separati
sin dalla nascita,
il tuo pensiero si è insinuato
profondamente in me
e rivedo i tuoi libri
il tuo mondo in quella stanza
amata odiata
perché toglieva spazio e tempo a noi.
qualcosa è passato tra noi. Non è stato facile il nostro rapporto, permeato dalle difficoltà familiari, dal tuo dolore di tutta una vita e soprattutto dalle persecuzioni razziali in poi – la fuga in Palestina, le malattie, il rientro e la riabilitazione nel lavoro – che ti hanno sempre più ripiegato fino a rimanerne schiacciato totalmente. Ultima figlia, ho vissuto il tuo lento ripiegamento e poco ho conosciuto di te, della tua storia. La tua presenza in casa era ai limiti dell’assenza, tanto stavi dentro al tuo studio e ai tuoi studi e i contatti, le parole scambiate con noi al di là della porta, erano rarissimi e limitati ai gesti del vivere quotidiano.
Mi sei rimasto incompreso per tantissimi anni, alternando rabbia, un sottile odio – anche per la tua morte precoce – che mi ha lasciato praticamente sola con la mamma e la sua malattia.
Sono stata incaricata silenziosamente dai miei fratelli di catalogare i documenti, il materiale, i libri del tuo studio e lì ho cominciato a conoscere la parte di te che stava rinchiusa nello studio. Ho toccato con mano i tuoi scritti, qualcosa in più della tua storia, articolata quanto tormentata, scoprendo una persona Padre che in vita non avevo potuto conoscere.
Una sorpresa mista a tristezza per la vita troppo breve che abbiamo trascorso insieme, che non ci ha permesso di conoscerci più a fondo.
E quando la mamma è morta, altri aspetti di te e lei, della vostra storia sono emersi, facendomi comprendere quanto anche il vostro incontro sia stato importante per ognuno di voi, ma anche doloroso difficile per la storia luttuosa che tutti e due portavate e che spesso confliggeva con il progetto di vita che vi proponevate per il futuro.
Certo la vita non è stata clemente con nessuno dei due, ma ciò che avete lasciato, ciò che avete seminato, sta dando i suoi frutti, in noi figli nipoti e studenti che vi hanno avuti come insegnanti.
Ciao babbo, continua il tuo cammino con la generosità onestà e coerenza di sempre.