Amarci
tenera fatalità.
Lasciarci
dolorosa necessità.
Incogniti incedono i giorni.
Troverò pace e riposo
nell’essere stata (forse)
amata
e mai (forse) intimamente
accolta
conosciuta.
Pennellate lievi sfumano
la luce i colori.
Lo sguardo dell’amore
non ha il colore
degli occhi
che si sprofondano
l’uno dentro l’altro:
ha il colore della luce
della vita
che si donano
nell’intima vibrazione
-forte travolgente sacra.
Un’altra bocca
altre labbra
accolgono il mio respiro
gocce di saliva si mescolano
altri occhi penetrano i miei
un calore nuovo ci avvolge.
Noi
abbiamo divorziato.
E’
l’ultimo noi
che ci accompagna
fino allo scioglimento.
Tu ed io,
io e te
ognuno riprende
la propria mulattiera.
(Mi/ti/ci) amerai ancor di più
nell’assenza
del domani insieme
nello srotolarsi
del filo invisibile
-anime vaganti
anime nel vento
anime disgiunte
anime in cammino
anime nel sorriso
dell’incontro volato
appeso allo spicchio
di luna calante.
Abbiamo
ripercorso gli stessi luoghi
salito le stesse scale
seduto sulle stesse sedie
calpestato le stesse pietre
con passi grevi
come riavvolgendo un nastro
-in una luce però autunnale
intabarrati a proteggerci
dal freddo del dolore
gli sguardi rivolti altrove
il sorriso spento sulle labbra
le parole mute dentro il cuore.
Un nastro riavvolto.
Non saranno
fogli e firme
a sottrarre la trama
all’amore.
Il tempo
lo spazio
il nulla
nel tutto
rintracceranno
l’ordito della vita
-tessuto amoroso
mai liso.
Penelope della vita.