Facesti pace
infine
con la sofferenza psichica.
Un tonfo
poi il silenzio.
Tace il respiro
che il dolore
spezzava.
Tace il rimestio
nelle viscere
attorcigliate
dai mille pensieri
d’angoscia.
Tace la psiche,
inascoltata,
incompresa,
ridotta
ad uno spasimo
ululante.
Tace
la tua voglia
di vita.
E non trova parole
la nostra coscienza;
neanche il balbettio
delle nostre labbra
ti restituirà
alla vita.
è notte, mi sveglio all’improvviso, il sonno interrotto.
Il pensiero che i bambini, gli adolescenti e negli ultimi giorni, almeno tre bambine siano state fatte saltare in aria per distruggere vite, mi attanaglia l’anima, il cuore e mi tiene sveglia.
Nell’incapacità totale di fare qualcosa perché l’orrore cessi, uso il mezzo che posso: le parole, le mie forse inutili parole, per ricordarle, per ricordarci che anche noi siamo responsabili di ciò che accade, soprattutto delle giovani vite distrutte, violate per spezzare il futuro.
Il gioco inizia:
le mani leggere, carezzevoli
sfiorano il corpo,
credi sia amicizia
affetto;
vestono abiti nuovi
colorati;
poi velocemente
con durezza
cingono la tua vita
con una fascia.
E’ pesante
fatichi a camminare
ma le mani
ti spingono avanti
e devi andare.
Venduta per disperazione
dalla tua famiglia
o rapita
o già orfana
per la guerra maledetta
ti avvii;
lo sai che stai per saltare in aria?
oppure pensi ancora ad un gioco?
Sei in mezzo alla gente
povera disperata come te
forse sorridi
forse scherzi
o forse non sai più come si fa
ormai da tanto tempo.
Poi
la tua vita
salta in aria
Distrutta
insieme a quella
di tanti altri.
Perdono.
Per l’incapacità di esserti vicino.
Perdono.
Per la tua giovane
femminile vita
distrutta.
E non voglio usare-abusare immagini che lacerano alla vista perché solo il cuore e l’anima devono avere occhi di fronte a tanta efferatezza e scolpire dentro di sé l’orrore per farsene carico e cominciare a contrastarlo. Anche con il pensiero, anche con le parole. Per il futuro che viene estirpato così prima ancora che metta saldi radici.
Alle bambine
che scompaiono
ancor prima di vedere la luce
o appena illumina
i loro occhi;
a quelle che spariscono,
vittime
di non si sa quale mano
o progetto o pensiero
se tali possono definirsi;
alle ragazze
che non vedranno fiorire
la loro vita
estirpata al primo sbocciare;
alle donne
che continuano a generare
amore e figli
e muoiono
perchè femmine.
A tutte
va il mio canto
muto di rabbia
tragico di tenerezza
doloroso di solitudine.
A noi femmine
che ancora siamo,
persone,
un pensiero colmo di ringraziamento
per la nostra forza e vita;
un pensiero colmo di tristezza
per chi non è più
per mano violenta.
Senza parole per la violenza assurda e atroce verso le donne che sconvolge l’India, nel nostro immaginario occidentale collettivo terra di non violenza e di spiritualità…da dove deriva l’accanimento così brutale (non si può dire neanche bestiale, gli animali non arrivano a tanto…)? è solo la povertà? è solo l’effetto delle colonizzazioni e della cultura/civiltà che pensiamo di aver portato loro?
Le parole non hanno più senso nè suono di fronte a tanta inaudita efferatezza…non esiste più il rispetto per l’Altro e soprattutto per la Donna.
http://www.repubblica.it/esteri/2014/06/02/news/violenza_india-87905135/?ref=search
Galleggia
a pelo d’acqua
con i suoi occhi scuri
fondi
che ci fissano
mentre affonda
e come Martin Eden
nel momento stesso
in cui lo seppe
cessò di saperlo
che non avremmo più rivisto
i suoi occhioni fondi.
A coloro che alla ricerca di una vita altra, hanno perduto la loro in fondo al mare.