Il blog di Luciana Coén

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Sto

nella mia oasi

ascolto

il silenzio della brina

osservo

il luccichio della goccia

sulla roccia

ancora pregna

di umori notturni

vibro

le radici dell’albero

-sotterranee cercano acqua

nutrimento;

distese le foglie

protesi i rami

verso il cielo

mantello protettore

del prossimo sole nascente.

Sto

nella mia oasi

immersa nel deserto

un silenzio multisonante

e multivivente-

lontana e libera

dall’umano torbido

sentire e agire,

umana tuttavia

anche io.


Sciogliere il grumo

-blocca il calore

e rende aspro

stertoroso

il respiro;

lento il corpo

libera l’anima

restringe la carne

nutre l’essenza

acuisce lo sguardo

il verbo si perde

svincolato dalla mente.

Energia liberata

dal nodo ancestrale

-dono materno-

si libra

con ali di sogno


Il primo silenzio

Passò il silenzio.

Si fermò.

In silenzio.

Davanti a me.

Attese.

Silenziosamente.

Scelgo-abito-con vivo

il silenzio

dentro questa cacofonia

di parole

urla pianti

risate sussurri

le orecchie sussultano

-non tollerano più

il dolore lacerante

la sguaiatezza del mondo.

 

Il secondo silenzio.

Ho visto donne

colme di dignità

fin nei capelli

grigio argento ormai

piangere senza vergogna

fragili nella loro forza femminile

e forti nella loro fragilità

di portatrici di stirpe;

piangere al ricordo

al pensiero graffiante

dolente ancora

dentro di loro

di chi con violenza

fu portato via

e ucciso.

Ho visto donne

abbracciare le piangenti

mentre le lacrime

bagnavano gli abiti

e al calore dei cuori

e delle anime

si asciugavano.

Gli uomini raccontavano

le vite scomparse

appena la voce incrinata

tremula

l’occhio più lucido

composti nella loro dignità

ferita comunque.

 

Il terzo silenzio.

L’abbraccio

racchiudeva chi più

non era.

La luna

tonda liscia

illuminava le pietre

-bagliori emanava

luce rinascente

dal ricordo e inchino onorato

del sopravvissuto.

Vide – la luna-

le loro lacrime

inciampare nelle pietre

adagiarsi lievi sulla superficie

per non ferirle ancora

e risplendere ancor più

la luce da esse profusa.

 

Silenzio

di luce circonfuso

abbracciami.

 

 

 


le-quaranta-porte-143673

The forty rules of love – Le quaranta porte di Elif Shafak

best BUR, 2016,

traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini

L’amore è la causa. L’amore è il fine.

Esiste un modo per comprendere cos’è l’amore, senza prima essere innamorati?

L’amore non si può spiegare, ma solo provare.

L’amore non si può spiegare, eppure spiega tutto. (pag. 236, 249)

…che l’amore ti possa trovare quando meno te l’aspetti, dove meno te lo aspetti. (pag.77)

L’amore esiste dentro di noi fin dal momento in cui nasciamo, e da allora attende di essere scoperto. Di questo parla una delle quaranta regole: “L’universo intero è contenuto in un singolo essere umano: tu. Tutto quel che vedi attorno a te, anche le cose che potrebbero non piacerti, e persino quelle che tu disprezzi o aborri, tutto è presente in te, in gradi diversi. [ ] Il diavolo non è una forza straordinaria che ti aggredisce dall’esterno. È semplicemente una voce interiore. Se riuscirai a conoscere bene te stesso, ad affrontare con onestà e severità il tuo lato oscuro come quello luminoso, raggiungerai una forma suprema di conoscenza. Chi conosce sè stesso, conosce Dio”. (pag. 145)

Non preoccuparti di dove ti porterà la strada. Concentrati invece sul primo passo. È questa la parte più difficile e in questo consiste la tua responsabilità. Una volta fatto quel passo, lascia che tutto vada dove deve andare, il resto verrà da sé. Non seguire la corrente. Sii tu la corrente. (pag. 176)

Posso sperare che vada così. Sì. Posso controllarlo? No! [ ] il resto non è nelle mie mani. E questo è quello che i sufi chiamano il quinto elemento: il vuoto. L’inesplicabile e incontrollabile elemento divino che noi come esseri umani non possiamo comprendere, ma di cui dovremmo sempre essere consapevoli [ ]. Ho accettato il fatto che ci sono cose che vanno oltre i miei limiti. Io posso scorgerne solo qualche immagine, come scene sparse da un film, ma il grande progetto è al di là della mia comprensione. (pag. 187)

L’universo è un solo essere. Tutto e tutti sono collegati tra loro mediante una rete invisibile di storie. Che ne siamo consapevoli o meno, tutti intratteniamo fra noi una conversazione silenziosa. Non fare alcun male. Pratica la compassione. Non fare maldicenza alle spalle altrui, nemmeno un’osservazione apparentemente innocente! Le parole uscite dalla nostra bocca non svaniscono, si conservano in eterno nello spazio infinito, e torneranno a loro tempo. Il dolore di uno solo farà soffrire tutti. La gioia di uno solo farà sorridere tutti. (pag. 266)

Destino non significa che la tua vita sia stata rigidamente predeterminata. Per questo affidare ogni cosa al fato e non contribuire attivamente alla musica dell’universo è segno di pura e semplice ignoranza. La musica dell’universo pervade ogni cosa e si compone di quaranta livelli diversi. Il tuo destino è il livello al quale suonerai la tua melodia. Puoi anche non cambiare strumento, ma come suoni dipende unicamente da te. (pag. 283)

Ogni sentimento autentico di amore e di amicizia è storia di cambiamenti inattesi. Se restiamo gli stessi prima e dopo aver amato, significa che non abbiamo amato abbastanza. (pag. 351)

Che immenso spreco, se anche un solo giorno nella tua vita è identico al precedente. Ogni momento, a ogni respiro, dobbiamo rinnovarci e poi rinnovarci ancora. (pag. 424)

the forty rules of love

Controvento

forse

le spalle al mare

la barca scivola

sull’acqua dolce

senza resistenza alcuna

silenziosa.

18agosto2017 024

Voga dopo voga

viso ai monti

sguardo al sole

-si affaccia al di sopra delle vette-

occhi gravidi

delle striature rosse rosacee

assorbite in brevissimo

nel giallo caldo

del nuovo giorno.

Sia luce.

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