Sto
nella mia oasi
ascolto
il silenzio della brina
osservo
il luccichio della goccia
sulla roccia
ancora pregna
di umori notturni
vibro
le radici dell’albero
-sotterranee cercano acqua
nutrimento;
distese le foglie
protesi i rami
verso il cielo
mantello protettore
del prossimo sole nascente.
Sto
nella mia oasi
immersa nel deserto
un silenzio multisonante
e multivivente-
lontana e libera
dall’umano torbido
sentire e agire,
umana tuttavia
anche io.
Sciogliere il grumo
-blocca il calore
e rende aspro
stertoroso
il respiro;
lento il corpo
libera l’anima
restringe la carne
nutre l’essenza
acuisce lo sguardo
il verbo si perde
svincolato dalla mente.
Energia liberata
dal nodo ancestrale
-dono materno-
si libra
con ali di sogno
…
Il primo silenzio
Passò il silenzio.
Si fermò.
In silenzio.
Davanti a me.
Attese.
Silenziosamente.
Scelgo-abito-con vivo
il silenzio
dentro questa cacofonia
di parole
urla pianti
risate sussurri
le orecchie sussultano
-non tollerano più
il dolore lacerante
la sguaiatezza del mondo.
Il secondo silenzio.
Ho visto donne
colme di dignità
fin nei capelli
grigio argento ormai
piangere senza vergogna
fragili nella loro forza femminile
e forti nella loro fragilità
di portatrici di stirpe;
piangere al ricordo
al pensiero graffiante
dolente ancora
dentro di loro
di chi con violenza
fu portato via
e ucciso.
Ho visto donne
abbracciare le piangenti
mentre le lacrime
bagnavano gli abiti
e al calore dei cuori
e delle anime
si asciugavano.
Gli uomini raccontavano
le vite scomparse
appena la voce incrinata
tremula
l’occhio più lucido
composti nella loro dignità
ferita comunque.
Il terzo silenzio.
L’abbraccio
racchiudeva chi più
non era.
La luna
tonda liscia
illuminava le pietre
-bagliori emanava
luce rinascente
dal ricordo e inchino onorato
del sopravvissuto.
Vide – la luna-
le loro lacrime
inciampare nelle pietre
adagiarsi lievi sulla superficie
per non ferirle ancora
e risplendere ancor più
la luce da esse profusa.
Silenzio
di luce circonfuso
abbracciami.
The forty rules of love – Le quaranta porte di Elif Shafak
best BUR, 2016,
traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
L’amore è la causa. L’amore è il fine.
Esiste un modo per comprendere cos’è l’amore, senza prima essere innamorati?
L’amore non si può spiegare, ma solo provare.
L’amore non si può spiegare, eppure spiega tutto. (pag. 236, 249)
…che l’amore ti possa trovare quando meno te l’aspetti, dove meno te lo aspetti. (pag.77)
L’amore esiste dentro di noi fin dal momento in cui nasciamo, e da allora attende di essere scoperto. Di questo parla una delle quaranta regole: “L’universo intero è contenuto in un singolo essere umano: tu. Tutto quel che vedi attorno a te, anche le cose che potrebbero non piacerti, e persino quelle che tu disprezzi o aborri, tutto è presente in te, in gradi diversi. [ ] Il diavolo non è una forza straordinaria che ti aggredisce dall’esterno. È semplicemente una voce interiore. Se riuscirai a conoscere bene te stesso, ad affrontare con onestà e severità il tuo lato oscuro come quello luminoso, raggiungerai una forma suprema di conoscenza. Chi conosce sè stesso, conosce Dio”. (pag. 145)
Non preoccuparti di dove ti porterà la strada. Concentrati invece sul primo passo. È questa la parte più difficile e in questo consiste la tua responsabilità. Una volta fatto quel passo, lascia che tutto vada dove deve andare, il resto verrà da sé. Non seguire la corrente. Sii tu la corrente. (pag. 176)
Posso sperare che vada così. Sì. Posso controllarlo? No! [ ] il resto non è nelle mie mani. E questo è quello che i sufi chiamano il quinto elemento: il vuoto. L’inesplicabile e incontrollabile elemento divino che noi come esseri umani non possiamo comprendere, ma di cui dovremmo sempre essere consapevoli [ ]. Ho accettato il fatto che ci sono cose che vanno oltre i miei limiti. Io posso scorgerne solo qualche immagine, come scene sparse da un film, ma il grande progetto è al di là della mia comprensione. (pag. 187)
L’universo è un solo essere. Tutto e tutti sono collegati tra loro mediante una rete invisibile di storie. Che ne siamo consapevoli o meno, tutti intratteniamo fra noi una conversazione silenziosa. Non fare alcun male. Pratica la compassione. Non fare maldicenza alle spalle altrui, nemmeno un’osservazione apparentemente innocente! Le parole uscite dalla nostra bocca non svaniscono, si conservano in eterno nello spazio infinito, e torneranno a loro tempo. Il dolore di uno solo farà soffrire tutti. La gioia di uno solo farà sorridere tutti. (pag. 266)
Destino non significa che la tua vita sia stata rigidamente predeterminata. Per questo affidare ogni cosa al fato e non contribuire attivamente alla musica dell’universo è segno di pura e semplice ignoranza. La musica dell’universo pervade ogni cosa e si compone di quaranta livelli diversi. Il tuo destino è il livello al quale suonerai la tua melodia. Puoi anche non cambiare strumento, ma come suoni dipende unicamente da te. (pag. 283)
Ogni sentimento autentico di amore e di amicizia è storia di cambiamenti inattesi. Se restiamo gli stessi prima e dopo aver amato, significa che non abbiamo amato abbastanza. (pag. 351)
Che immenso spreco, se anche un solo giorno nella tua vita è identico al precedente. Ogni momento, a ogni respiro, dobbiamo rinnovarci e poi rinnovarci ancora. (pag. 424)
Controvento
forse
le spalle al mare
la barca scivola
sull’acqua dolce
senza resistenza alcuna
silenziosa.
Voga dopo voga
viso ai monti
sguardo al sole
-si affaccia al di sopra delle vette-
occhi gravidi
delle striature rosse rosacee
assorbite in brevissimo
nel giallo caldo
del nuovo giorno.
Sia luce.