Ammiro e ringrazio chi riesce ancora a trovare parole per il susseguirsi di femminicidi nel nostro paese.
Personalmente, ho invece sempre più difficoltà a trovarle, lo sgomento scatena il silenzio, non compiacente, ma sconvolto, spaesato per il reiterarsi di tanta barbarie.
Si affaccia un pensiero: indipendentemente dal genere, sembra prevalere la perdita della sacralità della vita umana, qualsiasi essa sia. Che senso hanno, da dove derivano le stragi, gli stupri etnici e non, i femminicidi che vengono perpetrati in nome di un dio, di una etnia prevaricatrice su altre, di un Io frustrato e così vulnerabile da non accettare la fine di una relazione o l’altro Altro-da -se?
Amori sbagliati, patologici, grandi e piccoli, nei quali si è smarrita, bruciata, uccisa la vita stessa nell’aspetto cruciale del suo essere SACRA. Sacra per sé stessa e per chi la abita ma soprattutto per ciò che è in relazione agli altri, al mondo, all’universo.
Annientare, colpire, uccidere una donna sembra rafforzare questa troppo diffusa perdita della sacralità della vita perché è la donna che porta in sé una vita, la partorisce e la consegna al mondo, agli altri esseri umani, con tutta la sua essenza sacra.
Senso del sacro che niente ha a che vedere con qualsivoglia religione, ma solo con l’intima profonda spiritualità che abita ognuno e che necessita dell’altrui riconoscimento per poter essere.
Seduta su una panchina, pensierosa
o su una spiaggia, lo sguardo all’orizzonte
in equilibrio dentro la vita o raccolta in preghiera,
ben eretta davanti alla vita
basta con chi continua a uccidere
le Donne,
con chi ci vuole in suo possesso,
con chi non accetta un nostro NO
per il sesso
per le botte
per la gelosia.
Basta Basta Basta
capire
accogliere
scusare
ricominciare
Basta Basta Basta
ripetuto
agito all’infinito
finchè quegli uomini
non avranno più cittadinanza
tra l’umanità intera.
E il deserto sarà la loro terra.
http://www.corriere.it/cronache/speciali/2016/la-strage-delle-donne/
è notte, mi sveglio all’improvviso, il sonno interrotto.
Il pensiero che i bambini, gli adolescenti e negli ultimi giorni, almeno tre bambine siano state fatte saltare in aria per distruggere vite, mi attanaglia l’anima, il cuore e mi tiene sveglia.
Nell’incapacità totale di fare qualcosa perché l’orrore cessi, uso il mezzo che posso: le parole, le mie forse inutili parole, per ricordarle, per ricordarci che anche noi siamo responsabili di ciò che accade, soprattutto delle giovani vite distrutte, violate per spezzare il futuro.
Il gioco inizia:
le mani leggere, carezzevoli
sfiorano il corpo,
credi sia amicizia
affetto;
vestono abiti nuovi
colorati;
poi velocemente
con durezza
cingono la tua vita
con una fascia.
E’ pesante
fatichi a camminare
ma le mani
ti spingono avanti
e devi andare.
Venduta per disperazione
dalla tua famiglia
o rapita
o già orfana
per la guerra maledetta
ti avvii;
lo sai che stai per saltare in aria?
oppure pensi ancora ad un gioco?
Sei in mezzo alla gente
povera disperata come te
forse sorridi
forse scherzi
o forse non sai più come si fa
ormai da tanto tempo.
Poi
la tua vita
salta in aria
Distrutta
insieme a quella
di tanti altri.
Perdono.
Per l’incapacità di esserti vicino.
Perdono.
Per la tua giovane
femminile vita
distrutta.
E non voglio usare-abusare immagini che lacerano alla vista perché solo il cuore e l’anima devono avere occhi di fronte a tanta efferatezza e scolpire dentro di sé l’orrore per farsene carico e cominciare a contrastarlo. Anche con il pensiero, anche con le parole. Per il futuro che viene estirpato così prima ancora che metta saldi radici.
Un abbraccio sconfortato. S.
Alle bambine
che scompaiono
ancor prima di vedere la luce
o appena illumina
i loro occhi;
a quelle che spariscono,
vittime
di non si sa quale mano
o progetto o pensiero
se tali possono definirsi;
alle ragazze
che non vedranno fiorire
la loro vita
estirpata al primo sbocciare;
alle donne
che continuano a generare
amore e figli
e muoiono
perchè femmine.
A tutte
va il mio canto
muto di rabbia
tragico di tenerezza
doloroso di solitudine.
A noi femmine
che ancora siamo,
persone,
un pensiero colmo di ringraziamento
per la nostra forza e vita;
un pensiero colmo di tristezza
per chi non è più
per mano violenta.