Una lettrice….
In questo volume si intuiscono storie personali proposte garbatamente attraverso un tessuto di sentimenti ispirati da tutto ciò che la circonda, sia reminiscenza culturale o personale ricordo, ma è proprio dall’intimo che la scrittrice trae lo spunto per esprimersi con maggior forza coinvolgendo il lettore nel proprio, percettibile sentire, quasi a volte un dialogare con se stessa che si volge, però, ai problemi esistenziali comuni ad ogni essere umano. Pur aleggiando, nel comporre ogni capitolo sento tangibile malinconia, ma non cadendo mai nel pessimismo anzi, sento privilegiare valori universali. Momenti contemplativi di ottima scrittura. Questa ultima prova della scrittrice Luciana Coèn evidenzia purezza espressiva senza limiti di spazio e di tempo.
Luciana Coèn ha percorso un lungo cammino, raccogliendo testimonianze unanimi.
Con parole semplici ma incisive la scrittrice rievoca emozioni, nostalgie, incanti, malinconie donando un affresco di vita ove emerge anche la sua anima di sognatrice.
Fragili trasparenti cristalli duri resilienti diamanti pietre miliari della vita risplendono luce risuonano vibrazioni rifrangono prismatici nell'anima indistruttibile acciaio.
Quante lacrime hai versato, oggi, donna madre figlia? Un chilo o forse mille per la commozione il sole sul viso il cielo azzurro le rondini svolazzanti sulla testa Mille o forse più per i venti che non sai da dove vengano né cosa porteranno pace pioggia grandine guerra Una sola o, forse due o, forse, infinite per l'amore in movimento per la vita andata e quella che sarà per la notte che si avvicenderà con il sole con la luce Per ciò che è verserò lacrime di gioia di dolore Bagneranno il tuo corpo asciugheranno pozze ferite lacrime fertili di donna e non saprai non potrai contarle.
Tutto di noi di te di me era troppo troppo l'amore troppo il sesso troppo la gioia troppo il dolore troppo le parole troppo i silenzi troppo il desiderio troppo il distacco. Alla fine tutto esondava si disperdeva in infiniti rivoli di amore e altro a invadere o fertilizzare altre terre lasciando noi te me esausti disidratati. Troppo le volte dei tentativi i ritorni, così li chiamavi. Necessari, troppo. Troppo darsi, troppo ritrarsi. Ma la vita non è mai troppo non ha misura si dà. Troppo tanto, sempre. Con amore profondo e universale da una delle stelle che ha attraversato e illuminato il tuo cielo notturno.
Sarà il silenzio
ad avvolgere
in un tenero abbraccio
il tuo decennale
cammino
nell’invisibile altrove,
mentre un piccolo sole
cresce in un grembo materno
e splenderà
sul finir dell’anno
illuminandoci.
Onore e grazie a te,
mamma,
per la vita donata
e le vite in essere
e che saranno.