Il blog di Luciana Coén

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Una lettrice….

In questo volume si intuiscono storie personali proposte garbatamente attraverso un tessuto di sentimenti ispirati da tutto ciò che la circonda, sia reminiscenza culturale o personale ricordo, ma è proprio dall’intimo che la scrittrice trae lo spunto per esprimersi con maggior forza coinvolgendo il lettore nel proprio, percettibile sentire, quasi a volte un dialogare con se stessa che si volge, però, ai problemi esistenziali comuni ad ogni essere umano. Pur aleggiando, nel comporre ogni capitolo sento tangibile malinconia, ma non cadendo mai nel pessimismo anzi, sento privilegiare valori universali. Momenti contemplativi di ottima scrittura. Questa ultima prova della scrittrice Luciana Coèn evidenzia purezza espressiva senza limiti di spazio e di tempo.

Luciana Coèn ha percorso un lungo cammino, raccogliendo testimonianze unanimi.

Con parole semplici ma incisive la scrittrice rievoca emozioni, nostalgie, incanti, malinconie donando un affresco di vita ove emerge anche la sua anima di sognatrice.



Fragili trasparenti cristalli
duri resilienti diamanti
pietre miliari della vita
risplendono luce
risuonano vibrazioni
rifrangono prismatici
nell'anima
indistruttibile acciaio.

Quante lacrime hai versato,
oggi,
donna madre figlia?

Un chilo o forse mille
per la commozione
il sole sul viso
il cielo azzurro
le rondini svolazzanti
sulla  testa

Mille o forse più
per i venti che non sai
da dove vengano
né cosa porteranno
pace pioggia
grandine guerra

Una sola o,
forse due
o, forse,
infinite
per l'amore
in movimento
per la vita andata
e quella che sarà
per la notte
che si avvicenderà
con il sole
con la luce

Per ciò che è
verserò lacrime
di gioia di dolore

Bagneranno il tuo corpo
asciugheranno pozze ferite

lacrime fertili
di donna

e non saprai
non potrai contarle.


“La Vie” de Marc Chagall | Musée National Marc Chagall
Tutto di noi di te di me era troppo
troppo l'amore
troppo il sesso
troppo la gioia
troppo il dolore
troppo le parole
troppo i silenzi
troppo il desiderio
troppo il distacco.
Alla fine tutto esondava
si disperdeva in infiniti rivoli
di amore e altro
a invadere o fertilizzare
altre terre
lasciando noi te me
esausti disidratati.
Troppo le volte dei tentativi
i ritorni, così li chiamavi.
Necessari, troppo.
Troppo darsi, troppo ritrarsi.
Ma la vita non è mai troppo
non ha misura
si dà.
Troppo tanto, sempre.

Con amore profondo e universale
da una delle stelle
che ha attraversato e illuminato
il tuo cielo notturno.





Sarà il silenzio

ad avvolgere

in un tenero abbraccio

il tuo decennale

cammino

nell’invisibile altrove,

mentre un piccolo sole

cresce in un grembo materno

e splenderà

sul finir dell’anno

illuminandoci.

Onore e grazie a te,

mamma,

per la vita donata

e le vite in essere

e che saranno.